giovedì 29 agosto 2013
Morcone abbraccia Massimo Troisi
Di lui si è detto essere il comico dei sentimenti, l'erede ultimo del teatro napoletano, il figlio d'arte di Eduardo, un 'semplice' comico dialettale e tante altre definizioni. Tutti ricordano il suo "Postino" ed in tanti hanno riso ammirandolo nelle vesti di Maria al grido ridondante della "Annunciazione! Annunciazione!". Per me Massimo Troisi rappresenta un piccolo grande tassello nei doni che una esperienza di vita può offrire. Non credo si tratti di idolatria ma di una vera e propria passione, di quelle dalle quali prendi ed in parte dai. È strano notare come quelli che amano Troisi, prima ancora della sua produzione cinematografica, ricordano e raccontano le sue interviste, gli interventi pubblici e in tv, gli aforismi, gli sguardi, i sorrisi malinconici. Quello che ho sempre amato di lui è il suo disamore per la retorica, il ruolo ed il rispetto dato alla donna (in tempi non ancora tanto maturi), l'ostinazione a parlare sempre e comunque col suo accento dialettale ("...se parlate toscano io vi devo capire e allora dovete capire pure il Napoletano"), i suoi punti di vista sempre trasversali che tendevano a dare visibilità anche a quelle parti marginali (Giuda è un pover'uomo; Noè un bigotto; il devoto è un egoista; etc.), il poetismo della sua malinconia. Massimo Troisi è nato a San Giorgio a Cremano cittadina dalla quale ha portato con sé modi, espressioni, ricordi ed un napoletano tutto indigeno. Dal 1994 è ritornato per sempre nel suo paese e nel cimitero lo ricorda un sobrio e intenso monumento funebre. Il legame che c'è fra Troisi e la sua terra è indissolubile, non fosse altro che lì vi è nato e cresciuto. Una terra che non manca di tradire come quando si dedicò al teatro contro l'alternativa del "posto" raccomandato o come quando dovette emigrare a Roma (perché a Napoli un attore può nascere ma non lavorare) e chissà in quante altre occasioni. L'ultima in ordine temporale riguarda il "Premio Troisi". Dopo i fasti dei primi anni - la prima edizione risale al 1997 - sembra che non si riesca (non si sappia?) a realizzare un evento stabile nel tempo capace di celebrare/rispettare la memoria di uno dei più grandi sangiorgesi dei nostri tempi (non l'unico uomo di spettacolo considerata la grande personalità di Alghiero Noschese). La conseguenza di tutto ciò è la fine del premio ritenuto troppo costoso e troppo al di sopra delle possibilità di una cittadina come quella pre-vesuviana. Tante sono le domande che sorgono ma una riflessione vince su tutte: cosa penserebbe Massimo di queste cose? come vorrebbe essere celebrato? Io una mia personalissima idea ce l'ho e quella del festival, della "manifestazione" sarebbe solo l'ultima delle iniziative. Quanto vedrei bene l'associazione del nome di Troisi ad iniziative sociali contro l'emarginazione, di formazione contro ogni forma di convenzionalismo, a tutela della bellezza, contro la mala-politica. Ma questo resta sempre un parere personale. Rimane il fatto che Massimo Troisi è patrimonio di tutti quelli che hanno incontrato un aspetto della sua bellezza e non risulti strano se un bellissimo paese della provincia beneventana (a confine col Molise, così come si affrettano a ricordare i mezzi di comunicazione) decida di ospitare una rassegna dedicata all'attore, regista e sceneggiatore italiano. È Morcone, infatti, a celebrare l'eredità di Troisi con una manifestazione partita alla fine del maggio scorso e continuata dal 26 al 29 agosto. Un comune già noto per alcune iniziative culturali e sociali affascinanti quali la fondazione della scuola civica di musica"Accademia Murgantina" ed il premio "Sergei Rachmaninov". Ringraziando Morcone per aver rimediato all'abbandono napoletano, ci godiamo questo "Troisi Festival" in attesa di offrire alle nuove generazioni una traccia concreta dell'esempio di grandi personaggi del passato, senza retorica e all'insegna della "qualità".
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