mercoledì 25 settembre 2013
Francesco Flora, umanista sannita
Colle Sannita è un piccolo borgo in provincia di Benevento. Qui, il 27 ottobre 1891, nacque Francesco Flora, uno dei maestri della vita letteraria italiana, che per tutto il corso della sua vita intrattenne una fitta rete di relazioni con personaggi di primaria importanza nel panorama culturale e politico del Novecento.
Terzo di otto fratelli, Francesco Flora condusse i suoi primi studi tra Benevento e Roma, dove conseguì la laurea in Diritto, e dopo essersi avvicinato alle lettere «per trasporto e con metodo in gran parte autodidattico» - come egli stesso affermò nell’autoritratto pubblicato da “Letterature Moderne” nel 1960 – esordì con un articolo che apparve nel 1912 su “La luce del pensiero”. Nel 1921 pubblicò il saggio “Dal Romanticismo al Futurismo” e due anni dopo entrò nella redazione de “La Critica” (l’unica impresa editoriale anti-fascista non soppressa) diretta da Benedetto Croce, suo maestro, diventandone l’anno dopo editore responsabile, incarico che conservò fino al 1944.
In un secolo in cui le imprese editoriali influirono notevolmente sulla vita intellettuale e sulla storia recente del Paese, favorendo momenti profondi di coscienza civile , il contributo di Francesco Flora permise di dare vita a processi importanti di elaborazione e di comunicazione delle idee. L’intensità del suo impegno politico e sociale risulta evidente tenendo conto della pluralità dei suoi campi di interesse: dalla fondazione e direzione di riviste letterarie, alla direzione di collane editoriali, alla presidenza di premi letterari, all’appartenenza o direzione di importanti istituzioni culturali: attività, queste, che fanno di Francesco Flora una delle figure che meglio esemplifica il rapporto degli intellettuali italiani del Novecento con il mondo dei libri e con il processo della loro produzione/circolazione.
Ostile al Fascismo e sempre fedele alle proprie idee, l’intellettuale di Colle Sannita rifiutò la cattedra universitaria e un posto all’Accademia d’Italia pur di non prendere la tessera del PNF, intervenendo anche nel dibattito culturale e politico dalle pagine de “L’Unità”, per riflettere e far riflettere sulla crisi della circolazione dei libri e sulla mancanza della libertà di stampa. Alle pesanti vessazioni di cui talvolta fu oggetto, egli reagì sempre con coraggio e fermezza, attraverso una coerenza di parole e di azioni che derivavano proprio dal suo riconoscere, nel ruolo dell’intellettuale, una profonda responsabilità morale e civile.
Da qui l’importanza che la “parola” rivestì per Francesco Flora, pensata come mezzo attraverso cui esprimere articolatamente un pensiero dando nome alle cose e verbo all’idea e, di conseguenza, partecipare in modo consapevole alla storia del mondo.
In accordo a questo spirito, nel 1952 Francesco Flora fondò e diresse la collana SAGGI DI VARIA UMANITA’, esempi di saggistica che, per il metodo adottato e l’argomento scelto, soddisfecero le richieste più esigenti e sentite del lettore contemporaneo; una collana, dunque, senza preclusioni ideologiche e aperta a “voci” diverse purché ugualmente significative per le novità di proposte e di procedimenti. A tale proposito, lo stesso Flora, nella sua introduzione/premessa al primo volume della collana “Scrittori italiani contemporanei”, concludendo il suo discorso sull’Umanesimo dichiarò che […] l’umanesimo della lettera investe la nobiltà dello spirito: e significa responsabilità e libertà della mente per la libertà di azione, sia nell’affermazione che nel fertile dubbio. Il “vero” filologico e storico ricercato nella lettera si dice humanitas perché impegna tutto come l’uomo: e l’humanitas è essenzialmente parola.
A quasi cinquant’anni dalla sua morte (Bologna, 17 settembre 1962), in un presente così segnato dall’ indeterminatezza della libertà di parola e di azione, il suo messaggio non può che apparire, dunque, quanto mai attuale e contemporaneo.
Francesco Flora, condensando la prosa morale, filosofica e critica di Benedetto Croce con gli stimoli derivanti dalle letterature europee d’avanguardia, riuscì a dare vita ad una “poetica della parola” sempre attenta a porre in primo piano l’amore per la cultura e gli aspetti più “urgenti” del vivere contemporaneo.
E questa corrispondenza puntuale tra pensieri e parole è possibile ritrovarla nell’archivio Francesco Flora, conservato presso il dipartimento di Filologia dell’Università della Calabria e dichiarato di notevole interesse storico dalla Soprintendenza ai beni archivistici per la Calabria; una documentazione che, con i suoi 134 fascicoli consapevolmente suddivisi in categorie, mira a disegnare il profilo di un uomo “impegnato” e grande nella cultura e nelle competenze.
Di notevole interesse risulta senza dubbio l’analisi della documentazione epistolare: da segnalare il carteggio mondadoriano, che copre l’arco cronologico 1923-1956 e costituisce una valida testimonianza della preziosa collaborazione che per molti anni unì il Flora a casa Mondadori, per la quale diresse la storica e prestigiosa collana dei “Classici Italiani”; ma anche la corrispondenza con la sorella Clelia Lanzillotta, con la quale il letterato era molto legato non solo da un profondo affetto, ma anche da uno stretto rapporto di tipo professionale: Clelia, infatti, si occupava spesso di gestire la corrispondenza del fratello, rispondendo ad alcune lettere che gli venivano indirizzate. Non ultimo il carteggio epistolare prodotto tra i primi anni Venti e il 1962, che abbraccia ampia parte dell’intellettualità italiana novecentesca: critici letterari, poeti, scrittori, editori, esponenti della resistenza anti-fascista nel periodo fra le due guerre, quindi della vita politica post-bellica, a testimonianza di una eccezionale rete di relazioni intellettuali; e ancora, le numerose lettere di tutti quei giovani che in quegli anni si affacciavano al mondo della critica, i quali, prendendo l’intellettuale di Colle Sannita come modello, a lui chiedevano consigli e chiarimenti.
Una lezione, quindi, quella di Francesco Flora, assolutamente attuale e da cui è necessario trarre insegnamento per affrontare i problemi contemporanei con lucidità di analisi e con coerenza di idee.
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