venerdì 16 agosto 2013
Festa del Grano di Foglianise
I nostri comuni si arricchiscono di espressioni e linguaggi che interpretano e traducono segni identitari che si formano per evolversi durante il corso della storia. È raro trovare una festa patronale, un rito comunitario che non affondi le proprie motivazioni iniziali nel ciclo delle stagioni. Le stesse celebrazioni cristiane, se guardate con attenzione, ci offrono una lettura precisa ed ordinata di pratiche che, nella propiziazione e nel ringraziamento per uno sperato benessere, si sono radicate nei costumi dei gruppi sociali. Dal solstizio d'estate di San Giovanni Battista fino a quello invernale che scandisce il Natale i popoli hanno sempre fatto i conti con la dipendenza dai frutti del creato, ieri (con i raccolti) come oggi (con gli approvvigionamenti energetici). Un periodo di grande concentrazione di rituali di ringraziamento è quello estivo con il mese di agosto a fare da protagonista. È, infatti, in queste settimane che si concentrano numerosi rituali legati al ciclo del grano che, nella maggioranza dei casi, prevedevano (e in alcuni casi prevedono tuttora) offerte "dell'oro della terra" al santo o alla madonna di turno. Il nostro Sannio non è escluso da questi usi e le Madonne delle Grazie, della Libera, del Carmine, della Strada sono un esempio relativamente noto. Questo discorso ci conduce inevitabilmente alle "feste del grano" diffuse in molti centri in particolare del centro-sud Italia. Questi moderni eventi tradizionali, sebbene collegati a pratiche diffuse in tantissime comunità rurali (ovvero, l'offerta di grano al "santo"), in alcuni territori sono sopravvissuti al tempo ed hanno subito delle specifiche evoluzioni proprie di ogni esperienza di tradizione. La manifestazione beneventana più nota (insignita anche del riconoscimento della Regione Campania quale "grande evento di rilevanza nazionale ed internazionale") è sicuramente quella di Foglianise, sebbene tuttora persistono iniziative simili anche a San Marco dei Cavoti, a San Lorenzo Maggiore e a Faicchio. Il "rito del grano" di Foglianise, almeno nella sua motivazione moderna (dal 1700 riceviamo le prime documentazioni), è collegato al culto di San Rocco, santo protettore dalle epidemie. L'origine di questo costume si fa risalire a diversi culti (tra i quali quello della dea "Fortuna Folianensis") ed in maniera molto generica si può collocare nelle numerose manifestazioni pagane inserite in quelle che i romani chiamavano "Feriae Augusti". Pariteticamente ad altre esperienze, le manifestazioni di ringraziamento e devozione riguardavano il trasporto di covoni di grano trainati da buoi o altri animali di fatica. Il collegamento diretto di questa tradizione con il culto di San Rocco è presumibile sia cominciato con l'arrivo di una reliquia del Santo di Montpellier nel 1727, momento storico che seguì a decenni in cui si erano diffuse molte pestilenze nella penisola italiana. La venerazione a San Rocco quale protettore dalle epidemie si è estesa fino al '900, secolo in cui i cittadini di Foglianise si sono rivolti all'intercessione del Santo anche solo come tentativo di prevenzione (così come accadde in occasione dell'ultima epidemia di colera che colpì Barcellona, Cagliari, Bari, Palermo e Napoli nel 1973).
A Foglianise più che in altre comunità le manifestazioni votive hanno assunto delle caratteristiche indigene che hanno evoluto linguaggi e motivazioni iniziali. I carri di grano a partire dalla seconda metà del 1800 cominciarono ad arricchirsi di ghirlande di spighe, intrecci e ornamenti composti da fili di grano fino a trasportare delle vere opere d'arte che in tempi recenti mirano ad omaggiare a turno le diverse regioni italiane. Il 2013 è stato l'anno della Calabria e tra le rappresentazioni più suggestive vi erano i famosi "Bronzi di Riace" che, scortati dal gruppo folk "Fortuna Folianensis", dalla banda musicale di Torrecuso e dalle donne del "Gruppo Ceste", hanno ricevuto la benedizione di don Nicola all'ombra della statua di San Rocco vestito a festa e salutato le strade di Foglianise. Io sono da poco rientrato col gruppo di ricerca di IDEAS che sta lavorando ad un documentario su questa tradizione e mi restano in testa immagini, occhi lucidi di devozione, sorrisi della festa e penso alle ulteriori opportunità che potrebbero offrire al nostro territorio i linguaggi della nostra identità. Foto della ricercatrice Maria Scarinzi
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