mercoledì 30 ottobre 2013

Halloween. Spunti e tradizioni da una "festa" contestata

Halloween.. festa straniera, tradizione lontana, appuntamento macabro, qualcosa che non ci appartiene! Queste sono solo alcune delle tante affermazioni che ritualmente riecheggiano nei giorni a cavallo tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre. Appuntamento tanto "contestato" dai presunti conservatori tradizionalisti eppure sempre più presente tra le "feste da celebrare" di bambini, giovani e neo pagani. Ricorrenza ricadente nella notte tra il 31 ottobre ed il 1^ novembre, Halloween si incrocia e si interseca con usi e tradizioni di provenienza eclettica e dalle motivazioni talvolta contrastanti. Sebbene gli strenui difensori delle così dette "tradizioni locali" si affannino a denunciarne l'estraneità - eludendo anche quella indicazione che vede la Tradizione come una "...innovazione ben riuscita" (Oscar Wilde) - molti sono gli elementi che legano una festa quasi del tutto commerciale all'identità del nostro territorio (e non solo). È il caso, quindi, di provare a fare un po' d'ordine muovendo da alcune "certezze" che almeno ufficialmente appartengono ai nostri costumi. Seguendo il ciclo delle stagioni ed i riti ad esso collegato a questa fase dell'anno si scoprono numerose ricorrenze di passaggio estate/inverno, fertilità/raccolto, semina/ibernazione etc. È ovvio che nelle civiltà contadine del passato l'ingresso nella stagione invernale non poteva non essere associato alla morte: "...se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo. Se invece muore, produce molto frutto" (Vangelo di San Giovanni 1 cor. 15, 36). Concetto, quello della morte, inteso in senso ampio: collegamento e ricongiungimento tra il sotto e il sopra (semina), sospensione dell'attività lavorativa e della fertilità (periodo di razionalizzazione dei beni), ma anche di passaggio e di rigenerazione: la morte che precede un nuovo inizio (i riti del fuoco poi legati anche ai santi Nicola, Lucia, Antonio Abate etc.). Un punto di partenza possibile per la comprensione degli elementi che compongono questa ricorrenza può essere un riferimento tradizionalmente legato alla nostra cultura: la festa di Ognissanti. Quest'ultima sembra fosse celebrata già ai primordi della cristianità ma fu ufficializzata solo nel 609, quando Papa Bonifacio IV dedicò il Pantheon alla vergine Maria e ai Martiri. Questa celebrazione cadeva il 13 maggio. Lo spostamento della data al primo novembre potrebbe essere uno dei tanti incroci con la ricorrenza di Halloween. I popoli del Nord Europa (anch'essi!) celebravano la chiusura del nuovo anno proprio il 31 di Ottobre con tutte le conseguenze simboliche e rituali di passaggio alle quali si è accennato sopra. Come d'abitudine, la Chiesa, nel tentativo di Cristianizzare senza intervenire troppo drasticamente nei "culti" pagani precostituiti, 'incastrò' le due ricorrenze per svilire l'appuntamento dai significati più arcaici. La decifrazione del significato del nome di Halloween, a quanto pare, è una delle prove più interessanti a conferma di questo percorso. La definizione, paradossalmente, ha origini cattoliche: dall'antica denominazione "All Hallows'Day" si arriva a"All Saints'Day"; la sera precedente al 1° Novembre era chiamata "All Hallows' Eve"(sera), abbreviata, poi, in "Hallows'Even", "Hallow-e'en" ed, infine, in Halloween. In linea generale, per i popoli nordici grande importanza era assunta dalla divinità di Samhain la cui festa cadeva proprio in questi giorni di passaggio tra estate e inverno (vecchio e nuovo anno) simboleggiando distruzione e ricostruzione. Un rituale che, nei suoi significati originari, potrebbe ricordare il "nostro" carnevale per la sua "...promulgazione del mondo alla rovescia" (Peter Burke). In sintesi, se è vero che una festa dedicata ai santi sia sempre esistita (in date discordanti) è lecito pensare che le istituzioni cristiane del nord Europa (non solo celtiche), nel loro impegno di transizione dai culti pagani, manifestassero l'esigenza di collocare un precetto cristiano su un'antico è consolidato culto (il capodanno celtico, appunto). Nulla di straordinario e di nuovo considerato che tra le festività più importanti della cristianità - come il Natale e San Giovanni Battista - ci sono numerosi riferimenti al ciclo solare. Il dislocamento di commemorazione che riguarda da vicino anche la "commemorazione dei defunti", in origine celebrata tra gennaio e febbraio (periodo di germinazione ed antecedente alla Quaresima) e che un'altra riforma della Chiesa nord europea colloca nel mese di Samhain (novembre). Il culto dei morti è il collegamento più diretto che solitamente si fa con Halloween e la discendenza arcaica di questo appuntamento. Senza indagare la nostra storia del legame culturale con l'aldilà - dall'ingresso all'ade della solfatara di Pozzuoli e della Mefite dell'Irpinia fino al cimitero delle fontanelle - proprio la commemorazione dei defunti porta con sé i maggiori collegamenti con Halloween. Basta una semplice elencazione di alcuni usi per accorgersene: le zucche illuminate presenti anche nel centro-sud Italia ed i 'nostri' lumini ai davanzali, la processione dei morti, le tavole lasciate imbandite per il passaggio dei cari reincarnati, il "dolcetto o scherzetto" e i nostri doni ai bambini. Per questi ultimi, la ricorrenza dei morti nel recente passato era vissuta alla strenua del Natale. Dalla Sicilia al Trentino i bambini erano coinvolti con piccoli doni o con un abbigliamento rituale (collane e corone di cibi secchi) e nel nostro Sannio erano in ansiosa attesa del mattino per il dono che i cari defunti avrebbero lasciato. Tradizione che in alcuni luoghi si è legata al culto di Santa Lucia (Nord Est Italia), all'Epifania (centro Sud) e, in generale, al periodo natalizio. Insomma, è probabile (ma chi può affermarlo) che la festa di Halloween abbia la sua origine più remota tra culture di provenienza lontana dalla nostra così come è vero che il culto e la venerazione dell'aldilà e di tutti i significati impliciti appartiene ad ogni cultura umana (compresa la nostra). Di certo Halloween così come lo conosciamo noi ha poco a che fare con i Celti e, forse, ne ha molto di più con la nostra civiltà occidentale moderna (della quale, volente o nolente, siamo fruitori ma anche artefici). Partendo dal presupposto che sono davvero rare (forse inesistenti) le tradizioni realmente antiche che ancora persistono nelle nostre abitudini - dai canti alle danze, dai simboli alle ricette, dagli abiti alle cerimonie nessuna ha più di qualche secolo - 'celebrare' Halloween non dovrebbe apparire qualcosa di così extraterritoriale. La tradizione è di chi la fa e segue evoluzioni che nessun legislatore o presunto custode può permettersi di bloccare, consapevoli che la Tradizione non riguarda solo aspetti bucolici del passato di cui difenderne a denti stretti i valori. Quando parlo in questi termini invito sempre gli interlocutori a pensare alle tradizioni di cui farebbero volentieri a meno...la condizione della donna, le fatture, le janare e le malelingue, il valore dato alle parole onore e vergogna e così via. Questo, a pensarci bene, riguarda anche Halloween considerato che a nessuno verrebbe in mente di tramandare, in questi giorni, la identitarissima tradizione di mangiare sulle tombe dei propri cari (Tradizione siciliana del '900). È pur vero considerare il recente consolidarsi di un gusto splatter e di passivismo a cui sono rivolte le nuove generazioni (alimentati anche dagli strumenti culturali e da un rinnovato decadentismo socio-familiare). Detto tutto ciò, credo che lo sforzo a cui forse inutilmente tutti ci sottoponiamo è comprendere cosa più o meno appartiene alla nostra identità. Ad un primo sguardo verrebbe da dirsi tutto e niente. Ma alla fine di tutto questo lungo discorso penso che l'unica cosa che è giusto chiedersi è che senso hanno oggi le così dette tradizioni? Mi spiego meglio: se dobbiamo lottare per la conservazione di un "costume" del quale si è persa la motivazione sociale e rituale è probabile che quella tradizione si è trasformata prima ancora che ce n'è rendessimo conto? Sarà tradizione ogni qualvolta, inconsapevolmente, gli daremo un significato rituale personale all'interno di una esigenza culturale sociale; ogni volta che un fidanzato comprerà la "cupeta" per la fidanzata o per la suocera; quando quello dei morti sarà l'unico periodo in cui andiamo al cimitero; e, perché no, allorquando i bambini del quartiere ci chiederanno un "dolcetto" in cambio di un sorriso bene augurante. Perché in fondo il rito non è altro che "...quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora diversa dalle altre ore" (Antoine De Saint-Exupery).